Spesso fatichiamo noi stessi a verificare ingredienti e provenienza di ciò di cui ci alimentiamo.

E’ importante farlo, oggi più che mai per poter procedere con scelte consapevoli ed il più oculate possibile. Dove eravamo rimasti?

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Dicevamo che nelle etichette come previsto dalla Legge, devono essere presenti 2 sezioni: la composizione ed i componenti analitici. Nella composizione abbiamo la lista degli ingredienti, insomma la ricetta!
Mentre nei componenti analitici vengono annoverati i risultati delle analisi svolte sul prodotto finito. A norma di legge i prodotti compaiono in ordine di presenza nella ricetta rispetto al peso, dalla percentuale maggiore alla minore, dall’ingrediente più presente a quello meno. E’ necessario inoltre fare attenzione alle “famiglie” di ingredienti. Ricordatevi che i nostri animali, cani e gatti, sono dei carnivori! Sembra banale, ma non lo è a giudicare da ciò che si trova costantemente in commercio. La carne deve quindi presentarsi in modo indispensabile nella prima posizione.
Ad esempio nel caso di un’etichetta che presenti questa composizione:

Mais, proteine di pollame disidratate, farina di mais, grassi animali, proteine di maiale disidratate, idrolizzato di proteine animali, glutine di mais…

Troviamo subito al primo posto il mais che figura anche come famiglia di ingredienti.
Ritroviamo un richiamo al mais infatti in almeno 3 elementi riportati, di conseguenza, se una stessa sostanza compare in modo ripetuto, avremo una sommatoria percentuale di gran lunga superiore rispetto alla sola prima voce. Un ingrediente che di certo non può rappresentare la base dell’alimentazione di un carnivoro.
Osservate anche che in nessun punto di questa etichetta si parla di carne ma sono citate soltanto delle voci di proteine. Si tratta naturalmente di proteine sintetiche dal basso valore biologico e scarsamente digeribili,
derivanti da scarti della filiera alimentare umana, che però non nutrono secondo natura il nostro animale. I processi chimici di estrazione di questi “ingredienti” inoltre lasciano “impurità” che vengono oggi spesso imputate come fonte di intolleranze e risposte immunitarie.

Se dovessimo fare una considerazione generale da tenere a mente, meno prodotti trovate riferiti alla carne in senso letterale, meno nutrimento e salute potrete trasmettere al quadrupede, acquistando quel mangime. Osservate quanto spesso i cereali sono posizionati tra le prime voci nelle etichette, peccato che non stiamo parlando di erbivori. Sulle farine di carne sono stati fatti molti approfondimenti in diversi ambiti, sappiamo con certezza che comprendano scarti dell’industria alimentare destinata al consumo umano, che per diversi motivi non è stata consumata, si tratta ad esempio di alimenti scaduti al supermercato, oppure di animali morti in incidenti o comunque che non sono arrivati alla macellazione. Anche in questi casi quello che resta per la produzione del mangime per cani e gatti è
davvero scarso. Di carne ne resta molto poca, si parla di percentuali che oscillano tra il 6 e l’8%. Si tratta quindi di un apporto di nutrienti molto scarso, per non parlare delle sostanze nocive che possono essere coinvolte nella lavorazione.

Ora provate a confrontare alcune etichette con le etichette REICO…
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